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La storia

L'Archivio Storico di Rovato rappresenta uno dei più antichi e completi repertori documentari della provincia.

I registri che lo compongono sono attualmente conservati in due diverse sedi istituzionali. Una parte si trova conservata presso la sede archivistica del Comune di Rovato e una parte presso l'Archivio di Stato di Brescia, a seguito del trasferimento ivi effettuato nella prima metà degli anni trenta.

Mappa disegnata a mano del Notaio Martino Francesco Peroni, su foglio unico (cm. 50x73) utilizzando china e acquarello. Vi sono riprodotti il Castello e le quattro quadre interne del Comune di Rovato: Dublato, Trito, Visnardo e Breda, con l'indicazione dei numeri progressivi indicanti i proprietari riportati in apposito elenco al fondo del documento denominato Scartafaccio. Completano il disegno le segnalazioni delle particelle catastali confinanti, delle strade esistenti, delle rogge, dei fossi, delle Chiese, dei mulini, degli opifici e delle mura perimetrali del Castello, inclusi i quattro torrioni ed i due rovellini.

Indice Iconografico o Mappa. Archivio Storico del Comune di Rovato - Fondo Peroni.

L'attività amministrativa degli organi deliberanti e dei numerosi uffici comunali durante i quattro secoli di dominio della Serenissima Repubblica di Venezia fu molto intensa.

Tale attività ha dato origine ad un archivio di considerevoli proporzioni, giunto fino a noi, comprendente alcune centinaia di registri e uno svariato numero di carteggi.
Grande cura fu prestata, in periodo veneto, alle scritture che rappresentano la testimonianza dei diritti e delle proprietà comunali.

Gli statuti del 1641 dicono dell'esistenza di un locale archivio situato nel Palazzo comunale, il cui accesso era previsto con la licenza del notaio cancelliere cui erano anche affidati tutti i registri e le scritture (cfr. serie 01 e 02).

Le vicende che hanno accompagnato le sorti di questo archivio fin dalle sue origini sono molto simili a quelle degli archivi comunali della provincia bresciana. Nel corso dei secoli le scritture subiscono danni e dispersioni e sono oggetto di incendi e distruzioni a causa di fatti d'arme.
Nelle cronache locali si registra un primo saccheggio di Rovato e del suo Castello nel 1326 dovuto agli eserciti di Azzone Visconti, in corsa verso la conquista di nuove terre.

Un registro comunale con inserito un cartoncino scritto fu ritenuto l'unico documento salvatosi dal fuoco dell'assalto nemico. Anche se la storia del saccheggio è vera, in realtà il registro ritenuto trecentesco dallo sconosciuto lettore è del secolo successivo (cfr. serie 06, stsr. 04, unità 1).

Nella relazione che accompagna l'inventario del 1933 vengono segnalati altri incendi nel corso del sec. XV e nel 1750 sempre in occasione di fatti d'arme che avrebbero ulteriormente depauperato le scritture dell'archivio. Le tracce di tali avvenimenti si sono perdute. Visibili sono invece le ferite subite dall'archivio tra la fine del sec. XVIII fino ad oggi.

I documenti portano spesso i segni della trascuratezza e dell'incuria. Locali inidonei e umidi hanno accolto l'archivio storico fino intorno al 1934 quando gran parte dell'archivio veneto fu depositata all'Archivio di Stato e la restante fu finalmente collocata in armadi lignei appositamente costruiti.

L'archivio comunale fu riordinato per la prima volta intorno al 1819. Lo testimoniano infatti le etichette dei registri, i titoli posti sulle coperte di alcuni fascicoli. In questa occasione probabilmente furono anche rilegati i registri delle Provvisioni e degli Statuti consunti dal tempo.

Negli anni 1933-1934, gran parte dell'archivio veneto fu depositata all'Archivio di Stato di Brescia per ragioni di sicurezza, di conservazione e per favorirne la consultazione da parte degli studiosi anche non locali. Si tratta di alcune centinaia di registri dei secc. XIV-XIX appartenenti a serie storiche come deliberazioni, estimi, massarie, taglie e dazi.